Wednesday, December 31, 2014
Saturday, December 20, 2014
Il disastro del tram di Fiesole
Questa incisione si riferisce quasi certamente all'incidente avvenuto nel 1890 alla "curva del regresso". L'incidente è descritto come segue da Wikipedia:
Venerdì 19 settembre 1890 iniziò l'esercizio di quella che fu la prima tranvia elettrica d'Italia. Alle 9.50 del mattino sei vetture piene di invitati partirono da piazza San Marco e percorsero la linea.
Il successo fu enorme e per il 24 settembre era previsto che il re Umberto e la regina Margherita, in visita a Firenze, raggiungessero Fiesole usando il nuovo mezzo. Il 23 settembre la vettura partita da Fiesole alle 11.40 del mattino deragliò all'altezza della curva dopo villa San Michele e nell'incidente persero la vita cinque persone e numerose altre rimasero ferite. Il servizio fu immediatamente sospeso e nell'inchiesta che ne seguì le responsabilità fu attribuita a un manovratore inesperto che fu accusato anche di essere ubriaco.
Il disastro deve aver fatto molta impressione, all'epoca, perché c'è almeno un'altra incisione che lo rappresenta.
Saturday, December 13, 2014
Saturday, December 6, 2014
Fiesole di tanti anni fa: funerale con le bandiere rosse.
Uno dei primi articoli di Oriana Fallaci descriveva una curiosa storia di una Fiesole di tanti anni fa. E' stato pubblicato sul n. 1 dell'Europeo del 1951 (link). Ecco il testo completo
Anche a Fiesole Dio ha avuto bisogno degli uomini
IL CAMERIERE Nello Casini morì il giorno 10 aprile senza sacramenti:
era comunista convinto. Il funerale venne fissato per l'indomani sera
alle 8: a Fiesole tutti i trasporti si fanno all'ora di notte, quando
suona l'ultima campana. Si pensò di farlo e in forma religiosa dal
momento che il povero Casini non aveva espresso la precisa volontà di
essere portato al cimitero in forma civile. Quanto ai sacramenti erano
stati i familiari a non parlargliene, conoscendo le sue idee. Il
parroco di Fiesole non si rifiutò; chiese però ai parenti che i
comunisti s'impegnassero con una dichiarazione scritta a non
intervenire al funerale con le bandiere rosse. I famigliari stavano per
firmare quando i comunisti glielo impedirono. Allora il vescovo,
monsignor Giorgis, proibì al parroco di Fiesole di accompagnare il
defunto. Quando nel tardo pomeriggio dell'11 aprile, gli abitanti di
Fiesole si recarono a Borgunto dov'era la casa del morto, trovarono
molte donne col velo in testa che piangevano. Accanto a loro col volto
serio e compunto, c'erano tutti i comunisti ed i socialisti di Fiesole
colle bandiere rosse. Con loro c'era il capoguardia della
Arciconfraternita della Misericordia del paese: l'operaio della Selt
Valdarno Lorenzo Breschi, assessore per il PCI ai Lavori Pubblici nel
comune di Fiesole. Appariva nervoso, quasi sconvolto. Improvvisamente
il suo volto assunse un'espressione dura, come se egli avesse deciso
qualcosa di molto importante. Si volse ad alcuni uomini sparpagliati
per la strada e disse: "Andiamo". Tornarono tutti poco dopo.
Indossarono le sopravvesti nere dei "fratelli" della Misericordia, e si
erano calati il cappuccio dal quale appaiono solo gli occhi, avevano
cinto i grossi rosari e portavano il crocifisso, il catafalco con la
coltrice giallocrociata, e tutti gli arredi che occorrono per i
funerali religiosi. Si diressero alla casa di Nello Casini, poi, quando
dalla cattedrale la campana suonò a morto, il corteo si mosse.
Era un corteo religioso senza preti. Lo apriva il Breschi che portava la croce e recitava a voce alta e solenne le preghiere dei morti. Subito dietro, portato a spalla, veniva il catafalco. Quindi, in due file staccate che toccavano i lati della strada, ad un metro di distanza l'uno dall'altro e con la torcia accesa in mano, avanzavano una sessantina di "fratelli" della Misericordia, anche loro salmodiando. In ultimo, la folla: i compagni di partito con otto bandiere rosse, il sindaco di Fiesole che è comunista, il medico condotto dott. Giovan Battista Naldoni che è anche lui comunista, i familiari, e quasi tutti gli abitanti di Fiesole.
Al loro passaggio gli uomini si levavano il cappello, le donne si inginocchiavano come quando in processione passa il Sacramento. Giunti al cimitero, mentre la folla sostava nel buio, i "fratelli" con le torce si disposero in quadrato intorno alla fossa. Vennero avanti i familiari ed il sindaco, i compagni del morto abassarono le bandiere rosse. Si fece un gran silenzio. Poi, reggendo il crocifisso, il Breschi che un tempo era stato sacrestano nella vicina parrocchia di Muscoli pronunciò a voce bassa e calma il De Profundis e quanti si ricordava delle preci dei defunti. Il servizio funebre si concluse così. Non vi fu nessun atto o parola che potesse suonare vilipendio alla religione. Il reato di vilipendio è punito ai sensi della legge e i comunisti avevano voluto dare una prova di serietà e di convinzione religiosa. Lorenzo Breschi era stato il regista del funerale sostituendosi al prete come il pescatore del film "Dio ha bisogno degli uomini" che prima di ottenere il premio del Festival suscitò tante polemiche. Ma il Breschi non ha visto il quel film, ed è probabile che neppure un terzo delle persone che componevano il corteo lo abbia visto. La cosa era nata spontanea: si tratta di gente semplice. Come la maggioranza dei comunisti di campagna il Breschi ha una strana, contraddittoria personalità. Crede nel suo partito allo stesso modo in cui credo in Gesù Cristo e nei Santi. Frequenta le riunioni di cellula, esplica fino in fondo il suo compito di assessore comunista ma è un cattolico osservante e qualche volta va alla messa. Per San Carlo serve all'altare. È un uomo di quarantun anni, buono e gioviale, e fin da ragazzo ha sempre avuto una passione: far parte della Misericordia alla quale a Fiesole appartengono tutti, compresi i comunisti e socialisti.
La domenica successiva nelle chiese di Fiesole i sacerdoti lessero una notificazione del Vescovo in cui deplorava "la palese violazione dello Statuto della veneranda Arciconfraternita della Misericordia avvenuta durante un trasporto funebre privato in accompagnamento religioso, con l'arbitrario innalzamento della bandinella col crocefisso e la ridicola ostentazione del magistrato nelle funzioni proprie del sacerdote" e si preconizzavano "le più gravi pene contro i trasgressori se il fatto si fosse ripetuto". La notificazione scritta venne appesa sul portone della città cattedrale. La sera stessa i comunisti si riunirono per discutere il piano di battaglia.
Si recarono quindi preparatissimi alla assemblea generale indetta nella sede della Misericordia per la domenica 22 aprile.
Alla assemblea prese per primo la parola il Provveditore della Arciconfraternita, un monsignore della cattedrale. Illustrò con voce triste e severa gli articoli 5, 68 e 69 dello Statuto che prescrivono gli obblighi religiosi dei soci e le forme della loro partecipazione ai trasporti funebri. Disse che in un ente religioso non si può scavalcare la autorità ecclesiastica, e che mettere in discussione o criticare le deliberazioni del vescovo significa ribellarsi apertamente alla Chiesa. Rispose il capo della Federterra, Tosello Pesci, parlando anche a nome del Breschi: "Cosa vuol dire", disse, "se siamo comunisti. Noi siamo anche cattolici: battezzati e cresimati. E vogliamo accompagnare religiosamente i nostri morti anche se voi non lo volete. Siamo la maggioranza nella Arciconfraternita e per San Borromeo paghiamo la nostra quota. L'atto arbitrario l'avete fatto voi ecclesiastici a impedire il trasporto, non l'abbiamo fatto noi. La campana a morto che chiama e raccolta i "fratelli" suonò regolarmente e noi ci radunammo. Il compagno Casini non aveva mica detto di volere un trasporto civile. Che male c'è se noi abbiamo pregato per la sua anima?". Tuttavia, prima che la riunione si sciogliesse, tutti promisero che il fatto non si sarebbe più ripetuto.
L'unico a non dichiararsi convinto fu il Breschi. "La religione ce l'abbiamo dentro", diceva, "non c'è bisogno di tanta gente per arrivare a Dio". Diventò chiuso e malinconico; i fiesolani non sapevano che pensare di lui. Nel primo pomeriggio di lunedì gli accadde un grave incidente sul lavoro. Uno dei grossi e altissimi pali di cemento che sorreggono le linee elettriche gli cadde sulla gamba sinistra schiacciandogliela e fratturandogli il femore. E lui rimase in terra urlando: "Madonnina mia, Madonnina". Il giornalista Hombert Bianchi che si trovava lì per caso fece a tempo a scattare una impressionante fotografia mentre gli altri operai, incapaci perfino di prestare soccorso tanto erano sconvolti, narravano che il giorno prima, al medico condotto Giovan Battista Naldoni, era capitato un altro grave incidente. Mentre passava per quella strada la motocicletta, inspiegabilmente, aveva cominciato a sbandare ed egli era andato a batter nel muro, ferendosi alla faccia. Tanto lui che il Breschi sono ricoverati in serie condizioni all'ospedale.
Era un corteo religioso senza preti. Lo apriva il Breschi che portava la croce e recitava a voce alta e solenne le preghiere dei morti. Subito dietro, portato a spalla, veniva il catafalco. Quindi, in due file staccate che toccavano i lati della strada, ad un metro di distanza l'uno dall'altro e con la torcia accesa in mano, avanzavano una sessantina di "fratelli" della Misericordia, anche loro salmodiando. In ultimo, la folla: i compagni di partito con otto bandiere rosse, il sindaco di Fiesole che è comunista, il medico condotto dott. Giovan Battista Naldoni che è anche lui comunista, i familiari, e quasi tutti gli abitanti di Fiesole.
Al loro passaggio gli uomini si levavano il cappello, le donne si inginocchiavano come quando in processione passa il Sacramento. Giunti al cimitero, mentre la folla sostava nel buio, i "fratelli" con le torce si disposero in quadrato intorno alla fossa. Vennero avanti i familiari ed il sindaco, i compagni del morto abassarono le bandiere rosse. Si fece un gran silenzio. Poi, reggendo il crocifisso, il Breschi che un tempo era stato sacrestano nella vicina parrocchia di Muscoli pronunciò a voce bassa e calma il De Profundis e quanti si ricordava delle preci dei defunti. Il servizio funebre si concluse così. Non vi fu nessun atto o parola che potesse suonare vilipendio alla religione. Il reato di vilipendio è punito ai sensi della legge e i comunisti avevano voluto dare una prova di serietà e di convinzione religiosa. Lorenzo Breschi era stato il regista del funerale sostituendosi al prete come il pescatore del film "Dio ha bisogno degli uomini" che prima di ottenere il premio del Festival suscitò tante polemiche. Ma il Breschi non ha visto il quel film, ed è probabile che neppure un terzo delle persone che componevano il corteo lo abbia visto. La cosa era nata spontanea: si tratta di gente semplice. Come la maggioranza dei comunisti di campagna il Breschi ha una strana, contraddittoria personalità. Crede nel suo partito allo stesso modo in cui credo in Gesù Cristo e nei Santi. Frequenta le riunioni di cellula, esplica fino in fondo il suo compito di assessore comunista ma è un cattolico osservante e qualche volta va alla messa. Per San Carlo serve all'altare. È un uomo di quarantun anni, buono e gioviale, e fin da ragazzo ha sempre avuto una passione: far parte della Misericordia alla quale a Fiesole appartengono tutti, compresi i comunisti e socialisti.
La domenica successiva nelle chiese di Fiesole i sacerdoti lessero una notificazione del Vescovo in cui deplorava "la palese violazione dello Statuto della veneranda Arciconfraternita della Misericordia avvenuta durante un trasporto funebre privato in accompagnamento religioso, con l'arbitrario innalzamento della bandinella col crocefisso e la ridicola ostentazione del magistrato nelle funzioni proprie del sacerdote" e si preconizzavano "le più gravi pene contro i trasgressori se il fatto si fosse ripetuto". La notificazione scritta venne appesa sul portone della città cattedrale. La sera stessa i comunisti si riunirono per discutere il piano di battaglia.
Si recarono quindi preparatissimi alla assemblea generale indetta nella sede della Misericordia per la domenica 22 aprile.
Alla assemblea prese per primo la parola il Provveditore della Arciconfraternita, un monsignore della cattedrale. Illustrò con voce triste e severa gli articoli 5, 68 e 69 dello Statuto che prescrivono gli obblighi religiosi dei soci e le forme della loro partecipazione ai trasporti funebri. Disse che in un ente religioso non si può scavalcare la autorità ecclesiastica, e che mettere in discussione o criticare le deliberazioni del vescovo significa ribellarsi apertamente alla Chiesa. Rispose il capo della Federterra, Tosello Pesci, parlando anche a nome del Breschi: "Cosa vuol dire", disse, "se siamo comunisti. Noi siamo anche cattolici: battezzati e cresimati. E vogliamo accompagnare religiosamente i nostri morti anche se voi non lo volete. Siamo la maggioranza nella Arciconfraternita e per San Borromeo paghiamo la nostra quota. L'atto arbitrario l'avete fatto voi ecclesiastici a impedire il trasporto, non l'abbiamo fatto noi. La campana a morto che chiama e raccolta i "fratelli" suonò regolarmente e noi ci radunammo. Il compagno Casini non aveva mica detto di volere un trasporto civile. Che male c'è se noi abbiamo pregato per la sua anima?". Tuttavia, prima che la riunione si sciogliesse, tutti promisero che il fatto non si sarebbe più ripetuto.
L'unico a non dichiararsi convinto fu il Breschi. "La religione ce l'abbiamo dentro", diceva, "non c'è bisogno di tanta gente per arrivare a Dio". Diventò chiuso e malinconico; i fiesolani non sapevano che pensare di lui. Nel primo pomeriggio di lunedì gli accadde un grave incidente sul lavoro. Uno dei grossi e altissimi pali di cemento che sorreggono le linee elettriche gli cadde sulla gamba sinistra schiacciandogliela e fratturandogli il femore. E lui rimase in terra urlando: "Madonnina mia, Madonnina". Il giornalista Hombert Bianchi che si trovava lì per caso fece a tempo a scattare una impressionante fotografia mentre gli altri operai, incapaci perfino di prestare soccorso tanto erano sconvolti, narravano che il giorno prima, al medico condotto Giovan Battista Naldoni, era capitato un altro grave incidente. Mentre passava per quella strada la motocicletta, inspiegabilmente, aveva cominciato a sbandare ed egli era andato a batter nel muro, ferendosi alla faccia. Tanto lui che il Breschi sono ricoverati in serie condizioni all'ospedale.
Saturday, November 29, 2014
Saturday, October 25, 2014
Monumento all'umana insipienza: i blocchi di pietra di Pian del Mugnone
Non si capisce bene a che cosa sarebbero dovuti servire questi blocchi di pietra collocati in gran numero nella piazza di Pian del Mugnone, quando fu realizzata; anni fa. Probabilmente, l'idea era di farne dei cestini per i rifiuti. Peccato che nessuno avesse pensato a come vuotarli e così si erano rapidamente riempiti di ogni sorta di robaccia.
Così, qualche anno dopo la loro installazione, i servizi del comune non hanno trovato idea migliore che riempire il buco di cemento. Non sono riusciti a evitare che si riempissero comunque di robaccia, ma in compenso li hanno resi del tutto inutili ad ogni altro scopo che non sia un monumento all'umana insipienza. Un bello spreco di soldi e di buona pietra.
Sunday, October 12, 2014
Saturday, October 4, 2014
Saturday, September 27, 2014
Saturday, September 20, 2014
Saturday, September 13, 2014
In ricordo di Giuliano Bardi (1922-2014)
Giuliano Bardi era residente a Pian del Mugnone dal 1965 e, come architetto, aveva realizzato molti edifici nel comune di Fiesole. Nato nel 1922, dopo la guerra aveva fatto una carriera come professore di storia dell'arte. Era stato anche molto attivo in politica, prima nella democrazia cristiana e poi da sindacalista. Anche da anziano, era ben conosciuto a Fiesole e nella valle del Mugnone. Molti se lo ricordano per le sue battute e per il suo buon umore. Ci ha lasciato all'età di 92 anni, spegnendosi nella casa di Pian del Mugnone che lui stesso aveva progettato e costruito. Nella foto (del 2011), lo vediamo con sua nipote Donata.
Saturday, September 6, 2014
Sunday, August 24, 2014
Thursday, August 14, 2014
Pian del Mugnone nel 1961
Questa foto è stata scattata nel 1961 da mio padre, Giuliano Bardi. Notate come Pian del Mugnone è ancora una piccola frazione di quello che sarebbe poi diventato. La chiesa è ancora in costruzione, manca il tetto sul campanile. Non c'è quasi traccia della ferrovia faentina, che sarà ripristinata solo decenni dopo. La Piazza centrale esiste già, come pure gli edifici che oggi chiamiamo "La Corea". Mancano completamente gli edifici delle varie lottizzazioni che sarebbero stati realizzati negli anni 1960 e 1970.
Notare in alto nella foto, vicino ai tralicci dell'alta tensione, un cerchio e una freccia fatti a pennarello a indicare dove doveva sorgere la casa dell'autore della foto - e in effetti è sorta in quel punto nel 1965 e la famiglia Bardi ancora ci vive (incluso Giuliano Bardi, oggi all'età di 92 anni (*))
Ecco un'altra versione della foto, qui è completa, mentre sopra l'avevo tagliata un po'. Notate, in alto a sinistra, la grande quercia di Pian del Mugnone, che cinquant'anni fa era più piccola e solitaria. Oggi, intorno c'è una selva.
(*) Giuliano Bardi è deceduto poche settimane dopo la pubblicazione di questo post - il 29 Agosto 2014.
Sunday, July 13, 2014
Stemma Fiesolano
Una delle molte foto di Fiesole dalla pagina di Facebook di Mara Bonciani - Molte sono anche sulla pagina "Sei di Fiesole se..."
Monday, July 7, 2014
Tuesday, June 17, 2014
Saturday, June 7, 2014
Monday, June 2, 2014
Monday, May 26, 2014
Saturday, May 17, 2014
Addio ad Alice
Il punto in cui è morta pochi giorni fa Alice, di 15 anni, in un incidente stradale sulla via Faentina, a Pian del Mugnone.
Da "LA NAZIONE" di FIRENZE dom, 11 mag 2014
«Addio Alice, sarai sempre nei nostri cuori»
fiesole Cattedrale gremita di parenti e amici per i funerali della quindicenne
di DANIELA GIOVANNETTI
«RESTERAI sempre nei nostri cuori». Si riempie presto di bigliettini, messaggi e mazzi di fiori lo spazio accanto alla bara bianca deposta nella millenaria cattedrale di Fiesole, dove ieri in centinaia, fra lacrime e abbracci, hanno partecipato alle esequie di Alice Niccolai, la quindicenne morta investita sulla via Faentina, dopo essere stata sbalzata dalla moto condotta dal fidanzato.
DALL’ALTARE don Roberto Pagliazzi, guardando il feretro coperto dalla maglia e dallo stendardo della squadra di pallavolo per la quale Alice giocava, cerca parole di conforto per i familiari e i tanti, tantissimi amici della giovane, che affollano la chiesa che, nonostante la sua imponenza, riesce a stento a contenere i partecipanti.
Alcune studentesse non reggono la commozione e si precipitano fuori dalla chiesa piangendo, confortate dalle amiche. Altri giovani preferiscono restare all’esterno. «Non volevo neppure venire — singhiozza un ragazzo — la conoscevo dalle elementari. Non ce la faccio proprio. Troppo presto, Alice; ci hai lasciato troppo presto».
E’ così ha ripetuto, quasi in tono di rimprovero, anche don Rosario, padre spirituale della famiglia. «Ricordo la tua vivacità — ha detto il sacerdote durante il rito funebre — Mi viene in mente in particolare un pranzo, quando non riuscimmo quasi a mangiare perché non stavi mai ferma. Adesso la tua allegria farà ingrullire tutti anche lassù. Ma troppo presto Alice, te ne sei andata troppo presto».
AI RAGAZZI il parroco rivolge poi la preghiera di amare la vita con coraggio, ricordando anche che quando si ama qualcuno non lo si può dimenticare. «La vostra presenza qui, così numerosi è per dire ancora una volta ad Alice che le volete bene. Ma come l’amore non sparisce anzi si rafforza quando ci si separa da un amico o da un genitore — ha aggiunto don Rosario — anche per Alice sarà lo stesso». Alla cerimonia hanno assistito impietriti dal dolore mamma Alessia e papà Francesco.
Poco più indietro, con la sorellina Elisa, un gruppo di bambini con alcuni palloncini bianchi e rossi hanno scortato la bara portata a spalla dal nonno e da un gruppo di amici fino a cimitero di Fiesole dove Alice Niccolai è stata tumulata.
Saturday, May 3, 2014
Fiesole e il nuovo centro commerciale di San Lorenzo
Questa foto non è direttamente correlata a Fiesole: è il nuovo primo piano del mercato centrale a Firenze con tutti i suoi ristoranti e negozi raffinati. Ma, indirettamente, ha molto a che vedere con il turismo a Fiesole.
Questa struttura è una grossa operazione comerciale che mira direttamente al mercato dei turisti stranieri. E' il diretto risultato delle tendenze in atto: il turismo straniero è in aumento mentre quello nazionale è in calo (gli italiani diventano sempre più poveri). Come turismo di persone che vengono da grandi distanze è un turismo di massa con un rapido ricambio - sono passati i tempi del "Grand Tour" quando gli stranieri stavano in Toscana per mesi o anche mettevano su casa e ci passavano il resto della vita. Così, l'operazione del mercato centrale mira a concentrare i turisti stranieri in una struttura facilmente raggiungibile e internazionalizzata con servizi e prodotti subito riconoscibili.
Ora, la cosa che uno si domanda visitando una struttura del genere è "Ma Fiesole?" Eh, si, se tutti questi turisti si concentrano in questo favoloso centro commerciale a Firenze, chi viene più a Fiesole? A parte quelli che arrivano sul bus rosso a due piani, scattano due foto e poi proseguono, cosa possiamo offrire, per esempio, ai turisti cinesi o coreani che possa competere con il mega-centro scintillante di cose appena costruito a Firenze? ( e anche abbiamo perso il collegamento diretto con l'autobus dalla stazione di Santa Maria Novella!)
Insomma, situazione difficile per l'economia Fiesolana anche per il turismo, fra le tante altre cose difficili che ci troviamo davanti.
Wednesday, April 30, 2014
Vi ricordate dell'euro fiesolano?
Vi ricordate dell' "Euro Fiesolano" del 1998? (includeva anche Pontassieve). Era un'epoca di entusiasmo per l'Euro e l'iniziativa doveva portare a un momento di gloria e di visibilità per il comune di Fiesole. Personalmente, già all'epoca avevo forti dubbi sull'opportunità di mettersi a fare questa specie di gioco del monopoli con degli euro finti. Oggi, poi l'Euro sembra diventato il capro espiatorio per tutti i guai che ci stanno capitando addosso. Così, le monetine dell'euro fiesolano si trovano in offerta su e-bay a qualche euro. Sic transit - così passa l'euro fiesolano che fu.
Saturday, April 19, 2014
Fiesole da via di San Felice a Ema
Fiesole presa da via Senese, zona del Galluzzo. L'edificio che si vede in primo piano è quello centrale di Forte Belvedere. La distanza fra il punto di scatto e Piazza Mino è di 7.2 km, misurata con "Free Maps Tools")
Per curiosità, ecco qui la stessa immagine (più o meno) presa dalla Google Mobile
Saturday, April 12, 2014
L'obelisco di Piazza Mino
In queste vecchie cartoline, si vede chiaramente che il monumento a Garibaldi e Vittorio Emanuele in Piazza Mino aveva dietro una specie di obelisco. Mi sembra di capire che negli anni '50, ci fosse ancora. Personalmente non mi ricordo di averlo mai visto e quando mi sono trasferito a Fiesole nel 1965, sono sicuro che non c'era. Chissà che fine ha fatto. Qualcuno ne sa qualcosa?
........
Nota aggiunta posteriormente. Su invito di Aldo Frangioni, Mario Cantini mi fornisce gentilmente notizie relative all'obelisco del Monumento a Garibaldi
e Vittorio Emanuele in Piazza Mino.
"L'obelisco non era un obelisco vero e proprio, ma era formato da una serie
di blocchi di travertino. Quando fu demolito, nel 1962, i blocchi furono accantonati nel cantiere comunale di Via Portigiani negli ex macelli, ma di essi in breve se ne perse la traccia."
Chissà dove sono finiti: probabilmente stanno oggi nel giardino di qualcuno. Ma, in fondo, forse è meglio così. Francamente, l' "obelisco" era proprio brutto.
Tuesday, April 8, 2014
Saturday, March 29, 2014
Sunday, March 23, 2014
Sunday, March 16, 2014
Saturday, March 8, 2014
Il sarcofago di Pian del Mugnone
Gli appartamenti di via Buffalmacco a Pian del Mugnone. Dopo che, alcuni mesi fa, le finestre sono state murate con pareti di mattoni, adesso è comparsa una massiccia barriera in tondino di ferro intorno alla proprietà.
Viene da domandarsi quale tesoro stiano difendendo con tanta tenacia, specialmente considerando il crollo del mercato immobiliare in corso. Sembra che vogliano trasformare la proprietà in una specie di sarcofago. Non ci sarà mica qualche Faraone egiziano sepolto dentro?
Monday, March 3, 2014
Va a pezzi la vecchia via di Riorbico
Le piogge abbondanti dell'Inverno del 2014 si sono mangiate un bel pezzo di uno dei ponti della vecchia via di Riorbico che collega Fiesole con la Valle del Mugnone. Non è il solo danno, tutta la strada è in condizioni abbastanza desolanti con i muri laterali che crollano un po' dappertutto.
Purtroppo, vediamo gli effetti di una situazione climatica che crea eventi estremi sempre più frequenti, accoppiata con una situazione finanziaria che non permette la manutenzione capillare di queste vecchie strade. Sembra proprio un problema di molto difficile soluzione. Qualcuno ha qualche idea di cosa si potrebbe fare?
Saturday, February 22, 2014
Fiesole: il teatro romano com'era
Questa foto (da "FirenzeCapitale") risale probabilmente ai primi del ventesimo secolo, o forse fine del diciannovesimo. Vediamo il teatro romano poco dopo gli scavi. Oggi, non è cambiato molto, ma notate come le gradinate siano state risistemate per le rappresentazioni teatrali.
Friday, January 31, 2014
Il filobus a Fiesole
Immagine del 1938 da Wikipedia. Il filobus ha continuato ad arrivare a Fiesole fino al 1973 e molti di noi se lo ricordano benissimo. Poi è stato sostituito dai puzzolenti motori diesel di oggi. Si diceva che i fili elettrici erano brutti, forse si, però il filobus non puzzava e non faceva rumore - sarebbe forse il caso di ripensarci, oggi!
Saturday, January 25, 2014
L'osteria fiesolana di Raffaello Sorbi
Questo quadro del 1899 di Raffaello Sorbi viene citato a volte con il titolo "Osteria a Fiesole" (a volte anche con altri titoli). Sorbi era un prolifico pittore che ha dipinto più di una versione di queste osterie ambientate nel '700, un secolo prima del suo tempo.
In questa immagine, evidentemente, la forma delle colline sullo sfondo sembrerebbe suggerire, in effetti, un'ambientazione fiesolana. Ma non si riesce a identificare il luogo. Qualcuno dei lettori ha qualche idea?
Sunday, January 19, 2014
Sculturina automobilistica fiesolana
Questa curiosa scultura è in mostra in una vetrina non lontano da piazza Mino. E' opera dell'artista Diana Baylon vissuta per molti anni a Montereggi e morta meno di un anno fa (Ringrazio Aldo Frangioni per la segnalazione del nome dell'autore)
Ecco qui un'immagine di Diana Baylon, cortesia di Aldo Frangioni.
Subscribe to:
Posts (Atom)