Wednesday, December 31, 2014

Buon anno a tutti!


Questa cartolina ci mostra San Domenico e uno scorcio della collina di San Francesco com'erano, perlomeno 100 anni fa.

Buon 2015 a tutti!

Saturday, December 20, 2014

Il disastro del tram di Fiesole




Questa incisione si riferisce quasi certamente all'incidente avvenuto nel 1890 alla "curva del regresso". L'incidente è descritto come segue da Wikipedia:

Venerdì 19 settembre 1890 iniziò l'esercizio di quella che fu la prima tranvia elettrica d'Italia. Alle 9.50 del mattino sei vetture piene di invitati partirono da piazza San Marco e percorsero la linea.

Il successo fu enorme e per il 24 settembre era previsto che il re Umberto e la regina Margherita, in visita a Firenze, raggiungessero Fiesole usando il nuovo mezzo. Il 23 settembre la vettura partita da Fiesole alle 11.40 del mattino deragliò all'altezza della curva dopo villa San Michele e nell'incidente persero la vita cinque persone e numerose altre rimasero ferite. Il servizio fu immediatamente sospeso e nell'inchiesta che ne seguì le responsabilità fu attribuita a un manovratore inesperto che fu accusato anche di essere ubriaco.

Il disastro deve aver fatto molta impressione, all'epoca, perché c'è almeno un'altra incisione che lo rappresenta.



Saturday, December 13, 2014

Saturday, December 6, 2014

Fiesole di tanti anni fa: funerale con le bandiere rosse.




Uno dei primi articoli di Oriana Fallaci descriveva una curiosa storia di una Fiesole di tanti anni fa. E' stato pubblicato sul n. 1 dell'Europeo del 1951 (link). Ecco il testo completo


Anche a Fiesole Dio ha avuto bisogno degli uomini

IL CAMERIERE Nello Casini morì il giorno 10 aprile senza sacramenti: era comunista convinto. Il funerale venne fissato per l'indomani sera alle 8: a Fiesole tutti i trasporti si fanno all'ora di notte, quando suona l'ultima campana. Si pensò di farlo e in forma religiosa dal momento che il povero Casini non aveva espresso la precisa volontà di essere portato al cimitero in forma civile. Quanto ai sacramenti erano stati i familiari a non parlargliene, conoscendo le sue idee. Il parroco di Fiesole non si rifiutò; chiese però ai parenti che i comunisti s'impegnassero con una dichiarazione scritta a non intervenire al funerale con le bandiere rosse. I famigliari stavano per firmare quando i comunisti glielo impedirono. Allora il vescovo, monsignor Giorgis, proibì al parroco di Fiesole di accompagnare il defunto. Quando nel tardo pomeriggio dell'11 aprile, gli abitanti di Fiesole si recarono a Borgunto dov'era la casa del morto, trovarono molte donne col velo in testa che piangevano. Accanto a loro col volto serio e compunto, c'erano tutti i comunisti ed i socialisti di Fiesole colle bandiere rosse. Con loro c'era il capoguardia della Arciconfraternita della Misericordia del paese: l'operaio della Selt Valdarno Lorenzo Breschi, assessore per il PCI ai Lavori Pubblici nel comune di Fiesole. Appariva nervoso, quasi sconvolto. Improvvisamente il suo volto assunse un'espressione dura, come se egli avesse deciso qualcosa di molto importante. Si volse ad alcuni uomini sparpagliati per la strada e disse: "Andiamo". Tornarono tutti poco dopo. Indossarono le sopravvesti nere dei "fratelli" della Misericordia, e si erano calati il cappuccio dal quale appaiono solo gli occhi, avevano cinto i grossi rosari e portavano il crocifisso, il catafalco con la coltrice giallocrociata, e tutti gli arredi che occorrono per i funerali religiosi. Si diressero alla casa di Nello Casini, poi, quando dalla cattedrale la campana suonò a morto, il corteo si mosse.

Era un corteo religioso senza preti. Lo apriva il Breschi che portava la croce e recitava a voce alta e solenne le preghiere dei morti. Subito dietro, portato a spalla, veniva il catafalco. Quindi, in due file staccate che toccavano i lati della strada, ad un metro di distanza l'uno dall'altro e con la torcia accesa in mano, avanzavano una sessantina di "fratelli" della Misericordia, anche loro salmodiando. In ultimo, la folla: i compagni di partito con otto bandiere rosse, il sindaco di Fiesole che è comunista, il medico condotto dott. Giovan Battista Naldoni che è anche lui comunista, i familiari, e quasi tutti gli abitanti di Fiesole.

Al loro passaggio gli uomini si levavano il cappello, le donne si inginocchiavano come quando in processione passa il Sacramento. Giunti al cimitero, mentre la folla sostava nel buio, i "fratelli" con le torce si disposero in quadrato intorno alla fossa. Vennero avanti i familiari ed il sindaco, i compagni del morto abassarono le bandiere rosse. Si fece un gran silenzio. Poi, reggendo il crocifisso, il Breschi che un tempo era stato sacrestano nella vicina parrocchia di Muscoli pronunciò a voce bassa e calma il De Profundis e quanti si ricordava delle preci dei defunti. Il servizio funebre si concluse così. Non vi fu nessun atto o parola che potesse suonare vilipendio alla religione. Il reato di vilipendio è punito ai sensi della legge e i comunisti avevano voluto dare una prova di serietà e di convinzione religiosa. Lorenzo Breschi era stato il regista del funerale sostituendosi al prete come il pescatore del film "Dio ha bisogno degli uomini" che prima di ottenere il premio del Festival suscitò tante polemiche. Ma il Breschi non ha visto il quel film, ed è probabile che neppure un terzo delle persone che componevano il corteo lo abbia visto. La cosa era nata spontanea: si tratta di gente semplice. Come la maggioranza dei comunisti di campagna il Breschi ha una strana, contraddittoria personalità. Crede nel suo partito allo stesso modo in cui credo in Gesù Cristo e nei Santi. Frequenta le riunioni di cellula, esplica fino in fondo il suo compito di assessore comunista ma è un cattolico osservante e qualche volta va alla messa. Per San Carlo serve all'altare. È un uomo di quarantun anni, buono e gioviale, e fin da ragazzo ha sempre avuto una passione: far parte della Misericordia alla quale a Fiesole appartengono tutti, compresi i comunisti e socialisti.

La domenica successiva nelle chiese di Fiesole i sacerdoti lessero una notificazione del Vescovo in cui deplorava "la palese violazione dello Statuto della veneranda Arciconfraternita della Misericordia avvenuta durante un trasporto funebre privato in accompagnamento religioso, con l'arbitrario innalzamento della bandinella col crocefisso e la ridicola ostentazione del magistrato nelle funzioni proprie del sacerdote" e si preconizzavano "le più gravi pene contro i trasgressori se il fatto si fosse ripetuto". La notificazione scritta venne appesa sul portone della città cattedrale. La sera stessa i comunisti si riunirono per discutere il piano di battaglia.

Si recarono quindi preparatissimi alla assemblea generale indetta nella sede della Misericordia per la domenica 22 aprile.

Alla assemblea prese per primo la parola il Provveditore della Arciconfraternita, un monsignore della cattedrale. Illustrò con voce triste e severa gli articoli 5, 68 e 69 dello Statuto che prescrivono gli obblighi religiosi dei soci e le forme della loro partecipazione ai trasporti funebri. Disse che in un ente religioso non si può scavalcare la autorità ecclesiastica, e che mettere in discussione o criticare le deliberazioni del vescovo significa ribellarsi apertamente alla Chiesa. Rispose il capo della Federterra, Tosello Pesci, parlando anche a nome del Breschi: "Cosa vuol dire", disse, "se siamo comunisti. Noi siamo anche cattolici: battezzati e cresimati. E vogliamo accompagnare religiosamente i nostri morti anche se voi non lo volete. Siamo la maggioranza nella Arciconfraternita e per San Borromeo paghiamo la nostra quota. L'atto arbitrario l'avete fatto voi ecclesiastici a impedire il trasporto, non l'abbiamo fatto noi. La campana a morto che chiama e raccolta i "fratelli" suonò regolarmente e noi ci radunammo. Il compagno Casini non aveva mica detto di volere un trasporto civile. Che male c'è se noi abbiamo pregato per la sua anima?". Tuttavia, prima che la riunione si sciogliesse, tutti promisero che il fatto non si sarebbe più ripetuto.

L'unico a non dichiararsi convinto fu il Breschi. "La religione ce l'abbiamo dentro", diceva, "non c'è bisogno di tanta gente per arrivare a Dio". Diventò chiuso e malinconico; i fiesolani non sapevano che pensare di lui. Nel primo pomeriggio di lunedì gli accadde un grave incidente sul lavoro. Uno dei grossi e altissimi pali di cemento che sorreggono le linee elettriche gli cadde sulla gamba sinistra schiacciandogliela e fratturandogli il femore. E lui rimase in terra urlando: "Madonnina mia, Madonnina". Il giornalista Hombert Bianchi che si trovava lì per caso fece a tempo a scattare una impressionante fotografia mentre gli altri operai, incapaci perfino di prestare soccorso tanto erano sconvolti, narravano che il giorno prima, al medico condotto Giovan Battista Naldoni, era capitato un altro grave incidente. Mentre passava per quella strada la motocicletta, inspiegabilmente, aveva cominciato a sbandare ed egli era andato a batter nel muro, ferendosi alla faccia. Tanto lui che il Breschi sono ricoverati in serie condizioni all'ospedale.